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PREM. STAB. TIPO-LIT. VISENTINI CAV. FEDERICO

1900

༢༨༠༠༠

2

HARVARD COLLEGE LIBRARY

H. NELSON GAY

RISORGIMENTO COLLECTION

COOLIDGE FUND

1931

GIOVANNI DE CASTRO

Or son più che due anni in una casetta posta sul colle incantevole che sovrasta a Bellagio, si spegneva fra le braccia della consorte e dei figli in quella solitudine che rende men dolorose le ore estreme ai poveri morenti ed è carità anche per coloro che li assistono uno dei più sinceri e fervidi apostoli del bene che l'attuale generazione abbia conosciuto.

Nella città che fu sua seconda patria, forse la solennità delle esequie sarebbe stata (come infatti fu poscia) postuma riparazione alla fama relativamente scarsa che si volle tributar in vita a questo elettissimo pensatore... ma era disposto invece che quelle spoglie fossero in tal supremo

istante sottratte a teatralità d'onori di cui fu sempre il vivente supremameute schivo... Pochi e sinceri amici lo accompagnarono all'umile camposanto di campagna, ove dormi il sonno primo cosi - modesta e serena la fine di quest'uomo non segnò contrasti colla esistenza sua; ma a quella vita modesta e serena parvero invece, e fu quasi, complemento.

Or non è molto Milano ha solennemente inaugurato un ricordo marmoreo all' educatore incomparabile ed una lapide che additi la casa ove abitò sin quasi agli ultimi giorni.

Del valore dell' opera sua di scrittore potrò ragionar in

seguito ma non ne parlano forse e non parleranno i suoi libri, meglio di chiunque che li commenti? E di lui, che qui convien principalmente far ricordo dell'uomo che fu più grande dei suoi libri, poichè appunto la maggior opera sua fu la sua vita stessa, votata al culto della bontà e dell'abnegazione e tutta dedicata ad iniziar a questo culto quanti stimò degni di far tesoro della sua parola, e dell'esempio suo vivificante. Poichè (convien notarlo fin d'ora) tutte le energie della vita conversero in lui ad un unico ideale fine e la sua attività di storico delle nostre glorie più pure, il suo apostolato di giornalista e di scrittore, le sue lezioni e la medesima sua conversazione furono le varie e molteplici forme con cui questo mirabile suscitatore di giovanili energie mirò a diffondere quelle idee di bontà, di bellezza e di rettitudine cui aveva la sua mente in armonico connubio disposate. Di quella mente non piccola parte rivive, è vero, nell'opera sua: ma pur quanta con lui è scomparsa per sempre, lasciando vivissimo solco di luce! Lo sappiamo noi intimi, noi scolari. noi amici suoi che di quella parola cui l'esempio era commento non udremo più il suono!

I.

Giovanni De Castro - quantunque nato a Padova nel 1837 fu milanese oltre che, come dissi, per elezione, per la dimora lunghissima.

Egli aveva nove anni appena, quando il padra suo, il professore Vincenzo De Castro (che fu letterato e pedagogista insigne) privato della cattedra di letteratura greca, che teneva all' Università di Padova, per aver fatto della sua casa luogo di ritrovo agli studenti più ansiosi di abbattere il giogo austriaco, se ne venne a Milano dove la sua attività fu subito assorbita in numerosi lavori di compilazione.

Fu nei giornali letterarii diretti dal padre, che Giovanni De Castro fece le prime armi letterarie, segnalandosi a quattordici anni, per rara precocità e maturità d'ingegno. I moti

patriottici si facevano intanto sempre più tumultuosi: venuto il cinquantanove scrive E. T. Moneta in un necrologio affettuoso non potendo abbandonare egli, figlio unico, i suoi genitori, e pur sentendo il dovere di cooperare alla liberazione della patria, si adoperò, non senza affrontare gravi pericoli, a facilitare la partenza clandestina dei giovani che andavano in Piemonte ad arruolarsi.

Dopo la liberazione di Milano entrò nella redazione del Pungolo, invitatovi da Leone Fortis, antico amico di suo padre. Scrisse più tardi nella Gente Latina, diretta dal dott. Ezio Castoldi e nel Momento di Benedetto Castiglia.

Ma, alieno com' egli era dalle lotte partigiane, e non sentendosi adatto a dettar pronostici, che gli avvenimenti s'incaricano sovente di smentire, lasciò dopo breve tempo la stampa politica, per darsi allo studio e alla divulgazione delle cose più memorabili della storia patria, passata e recente, quale egli credeva utile non solo alla cultura, ma all'educazione politica del nostro paese.

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Nel 1862 il De Castro entrava a far parte quale segretario della redazione del Politecnico di Carlo Cattaneo e della pienissima fiducia, dell' affetto e della stima che per lui ebbe il Cattaneo ne fa prova tuttora una corrispondenza epistolare assai affettuosa che meriterebbe di essere pubblicata.

E che il De Castro amasse singolarmente il suo maestro e ne studiasse l'opera e quasi vi si immedesimasse lo testimonia l'episodio curiosissimo, che egli stesso mi raccontò, dell' attribuzione di parecchi scritti suoi (stampati senza firma sul Politecnico) al Cattaneo stesso e la conseguitane pubblicazione loro fra le opere del pensatore lombardo nella grande edizione « Le Monnier », curata da Agostino Bertani.

Però, se il giornalismo letterario sempre coltivò sino all' ultimo, le risorse che dà singolarmente in Italia non erano nè potevano essere sufficienti a lui, che già mirava a formarsi una famiglia e colla fantasia pregustava dell' intimità delle cure famigliari le gioie serene e soavi:

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