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La donna dai capelli rossi - Orhan Pamuk - copertina
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donna dai capelli rossi

Descrizione


Con la storia di Cem, personale e universale allo stesso tempo, Orhan Pamuk interroga i fondamenti letterari della civiltà occidentale e orientale, intrecciando l'Edipo Re di Sofocle con il Rostam e Sohrab di Ferdowsi per scrivere il suo romanzo più sorprendente e fulminante, capace, con i suoi colpi di scena, di togliere il fiato a ogni lettore

Pamuk fa con Istanbul quello che Joyce ha fatto con Dublino - The Washington Post

Cem era un liceale nella Istanbul di metà anni Ottanta come tanti altri quando suo padre farmacista viene arrestato dal governo e torturato dalla polizia a causa delle sue frequentazioni politiche. Non farà mai più ritorno a casa. Per aiutare la madre Cem andrà a lavorare in una libreria: è qui, tra i romanzi e gli scrittori che vengono a trovare il padrone della libreria, che Cem inizierà a sognare di diventare uno scrittore. Rimarrà sempre con questo desiderio, con questa fame di storie, anche se la vita ha in serbo altro per lui: quando la libreria chiude, Cem diventa l'apprendista di mastro Mahmut, un costruttore di pozzi. Tra maestro e allievo si stabilisce un legame profondo, e il ragazzo sente di aver trovato in Mahmut quel padre che da lungo tempo ha perso. Mahmut e la sua ditta hanno un nuovo incarico: scavare un pozzo in un paese nei dintorni di Istanbul. Ed è li che Cem incontrerà l'attrice dai capelli rossi. Inizierà a spiarla mentre è in scena, indifferente alla tragedia a cui sta assistendo, concentrato solo su di lei, e poi nella casa dove vive col marito, per strada. Fino a quando l'ossessione erotica per questa donna più grande di lui si trasformerà in un'unica, folle, indimenticabile notte di sesso. Cem non potrebbe essere più felice: non sa che la sua vita cambierà per sempre e che il destino ha già iniziato a tessere la sua complicata, crudelissima, imprevedibile trama.
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Dettagli

2017
10 gennaio 2017
272 p., Rilegato
9788806232115
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Indice

Le prime righe del romanzo

Volevo fare lo scrittore. Ma, dopo i fatti che mi accingo a raccontare, sono diventato un geologo e un costruttore. Non credano i miei lettori che questi eventi siano morti e sepolti, che questi fatti appartengano al passato solo perché ho deciso finalmente di narrarli. Ogni volta che torno a pensarci, ogni volta, sento addosso il peso di quei momenti. Per questo sono sicuro che anche voi, come me, vi lascerete trascinare nella spirale dei misteri del rapporto tra padre e figlio.
Nel 1985 vivevamo in un appartamento vicino a Palazzo Ihlamur, alle spalle di Beþiktaþ. Mio padre aveva una piccola farmacia: il nome sull'insegna era Hayat, vita. Una volta alla settimana, quand'era di turno, teneva aperto fino al mattino dopo. In quelle notti ero io a portargli la cena. Era un bell'uomo, alto, magro...Mentre lui consumava il suo pasto accanto alla cassa, io mi lasciavo inebriare dall'odore dei medicinali. Ancora oggi, all'età di quarantacinque anni - ne sono trascorsi tranta da allora -, amo l'odore delle vecchie farmacie in legno.
L'Hayat non era molto frequentata. Quando restava aperta per ventiquattro ore di fila, mio padre passava il tempo a guardare un televisore portatile, tanto di moda in quegli anni. A volte venivano a trovarlo degli amici, attivisti politici. Li sentivo parlare a bassa voce, ma non appena notavano la mia presenza interrompevano i loro discorsi per dirmi che ero un bel ragazzo, proprio come mio padre, e finivano per farmi le solite domande: che classe fai? Ti piace studiare? Cosa vuoi fare da grande?

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Barbara
Recensioni: 4/5
Bel romanzo

Questo libro ha un inizio e una fine travolgenti, ha però una parte centrale che indugia troppo su descrizioni di antiche leggende e risulta un po' ridondante. Consigliato per la trama ............

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Sonia
Recensioni: 4/5

Un libro scritto in una maniera impeccabile che sviscera tematiche profonde e attuali. Riporta in superficie la tragedia di Rostam e Schrab e la leggenda di Socofle (edipo Re). e ci fa riflettere come le "leggende " popolari siano uno spaccato di vita reale. Un libro molto bello e intenso

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Gippo
Recensioni: 4/5

Pamuk è sempre avvincente anche quando prende spunto dal greco Sofocle e dall'orientale Ferdowsi per riproporre il rapporto padre/figlio. Assistiamo perciò al non-rapporto di Cem (il protagonista) col padre naturale, mentre il suo affetto è rivolto a chi gli insegna un mestiere tranne poi lasciarlo morire (almeno così Cem crede) in seguito ad un incidente. In quel periodo Cem trascorre una notte d'amore con un'attrice: la donna dai capelli rossi, ex amante del padre. Cem si sposa e diventa ricco: la coppia però non riesce ad avere figli. Ma la donna dai capelli rossi denuncia la nascita di un figlio di Cem, confermato da analisi del DNA. Cem vorrebbe conoscerlo, ma il figlio non vuole. Dopo un incontro ancora una volta il figlio ucciderà il padre sapendo chi è. La conclusione del libro vede però un futuro roseo in cui la moglie di Cem e la donna dai capelli rossi vivranno in amicizia non si contenderanno l'eredità.

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Orhan Pamuk

1952, Istanbul

Scrittore turco, Premio Nobel per la letteratura nel 2006. Abbandonati gli studi di architettura, esordisce con il romanzo Il signor Cevdet e i suoi figli (1982), affresco di tre generazioni ambientato nel quartiere natio di Nisantasi, con il quale ottiene grande successo; cui sono seguiti La casa del silenzio (1983) e Il castello bianco (1985), nei quali l’incontro tra un giovane veneziano e uno studioso ottomano è pretesto per affrontare quello, problematico e conflittuale, tra Oriente e Occidente. Lo stesso tema ricorre, declinato in modi diversi, anche nei più recenti Il mio nome è rosso (1998, premio Grinzane) e Neve (2002), dai risvolti più marcatamente politici. Istanbul (2003) ha affascinato per l’abile tessitura che cuce...

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